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Celiachia

Iniziative di sensibilizzazione, formazione e informazione sugli alimenti senza glutine

La celiachia è un’enteropatia infiammatoria permanente, con tratti di auto-immunità, provocata dall’ingestione di glutine in soggetti geneticamente predisposti.

È la più frequente intolleranza alimentare, colpisce circa l’1% della popolazione mondiale ed è caratterizzata da un peculiare aspetto istologico della mucosa duodenale: atrofia dei villi, iperplasia delle cripte e infiltrazione linfocitaria. Il glutine, complesso proteico contenuto in alcuni cereali, è l’agente ambientale che scatena la celiachia in soggetti geneticamente predisposti.

La celiachia ha una diffusione globale, con una prevalenza di circa 1%. Dalla mappatura epidemiologica risultano diagnosticati in Italia 214.239 celiaci, di cui 2/3 appartenenti alla popolazione femminile e 1/3 a quella maschile.

In Veneto i celiaci diagnosticati al 2018 risultano essere 13.907.

La celiachia può essere definita una malattia multifattoriale, poiché per il suo sviluppo sono necessari due fattori: uno ambientale, il glutine nella dieta, e uno genetico, la presenza delle molecole DQ2/8 sulla membrana delle cellule del sistema immunitario Circa il 30-40% della popolazione presenta l'aplotipo DQ2 ma solo il 3% di essa sviluppa la celiachia.

Il latte materno interferisce potenzialmente con diversi meccanismi patogenetici dell’infiammazione celiaca. In particolare il latte materno:

  1. è in grado di prevenire le infezioni intestinali (che hanno un ruolo scatenante nell’infiammazione mucosale glutinedipendente);
  2. fornisce al neonato piccole dosi di glutine (provenienti dalla dieta materna) favorendo lo sviluppo di una tolleranza immunologica. Quest’ultima è favorita anche per il contemporaneo effetto di alcune sostanze ad azione immuno-attiva contenute nel latte stesso quali oligosaccaridi e nucleotidi;
  3. favorisce lo sviluppo di ceppi batterici ad attività immunomodulante nella flora batterica intestinale;
  4. in caso di allattamento esclusivo evita la contemporanea introduzione di altri alimenti potenzialmente interferenti sul benessere della mucosa intestinale.

A fronte di queste considerazioni, importanti studi epidemiologici hanno riportato che il latte materno non previene lo sviluppo della MC. Due trial prospettici multicentrici, uno italiano ed uno europeo hanno concluso, che né la durata dell’allattamento al seno né l’essere allattati al seno prevengono il futuro sviluppo di celiachia in bambini a rischio.

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Secondo il nuovo protocollo diagnostico, siglato nel 2015 in sede di Conferenza Stato-Regioni, è possibile porre diagnosi di celiachia senza ricorrere alla biopsia duodenale in una selezionata popolazione pediatrica con le seguenti caratteristiche:

  • 1) livelli di anticorpi anti-transglutaminasi superiore a 10 volte il cut-off di normalità
  • 2) positività agli anticorpi anti-endomisio
  • 3) positività per gli alleli DQ2/8
  • 4) sintomi suggestivi di celiachia.

La revisione dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), definita dal DM 12/01/2017, ha classificato la celiachia e la sua variante clinica, la dermatite erpetiforme, malattia cronica invalidante e non più malattia rara. Le prestazioni specialistiche per giungere alla diagnosi non sono in esenzione ma una volta diagnosticati gli assistiti possono usufruire, in regime di esenzione, tutte le prestazioni sanitarie appropriate per il monitoraggio della malattia, delle sue complicanze e per la prevenzione degli ulteriori aggravamenti. Sul fronte dell’assistenza integrativa alla dieta, ai fini di garantire un’alimentazione corretta ed equilibrata, è stato confermato per i celiaci il diritto all'erogazione gratuita dei prodotti senza glutine specificatamente formulati per celiaci o specificatamente formulati per intolleranti al glutine notificati al Ministero della salute e inseriti nel registro degli alimenti senza glutine.

La celiachia è una condizione permanente in cui il soggetto che ne risulta affetto deve escludere rigorosamente il glutine dalla sua dieta.

La dieta senza glutine si compone di alimenti non trasformati, naturalmente privi di glutine (frutta, verdura, ortaggi, tuberi, legumi, uova, alcuni formaggi, carne e pesce) e alimenti trasformati che possono vantare in etichetta la dicitura “senza glutine” se hanno un contenuto di glutine inferiore ai 20 mg/kg (o parti per milione - ppm).

Il nuovo decreto sull’assistenza sanitaria integrativa anche per i prodotti alimentari destinati ai celiaci (DM del 17 maggio 2016) prevede che oggi l’unica tipologia di alimenti senza glutine erogabile gratuitamente dal Servizio Sanitario Nazionale ai celiaci sia quella identificabile in etichetta dalla dicitura “senza glutine” accompagnata dall'indicazione “specificamente formulato per persone intolleranti al glutine” oppure, in alternativa, “senza glutine” accompagnata dall'indicazione “specificamente formulato per celiaci” e inserita nel Registro Nazionale dei prodotti senza glutine.

Tali prodotti sono riconoscibili sul mercato dalla presenza del logo verde ministeriale in etichetta. Le categorie di alimenti "senza glutine" erogabili sono definite nel DM 10 agosto 2018.

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Ultimo aggiornamento: 21/08/2023
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