Oltre la data indicata sulle confezioni si possono verificare alterazioni chimiche e microbiologiche.
Queste modificano le caratteristiche nutrizionali e organolettiche possono essere pericolose per la salute.
Una distinzione importante esiste tra i prodotti che riportano in etichetta una scadenza perentoria ("da consumarsi entro") e quelli che riportano una scadenza indicativa, il termine minimo di conservazione ("da consumarsi preferibilmente entro"): i primi si deteriorano molto più rapidamente, con perdita netta di qualità e possibili conseguenze per la salute; i secondi possono essere consumati anche qualche tempo oltre la scadenza senza danni per la salute.
Per esempio, il latte fresco pastorizzato ha una scadenza di 5 giorni dal confezionamento e per motivi igienico sanitari non deve essere consumato oltre tale data. Lo stesso vale per le uova, la cui scadenza è 28 giorni dopo la data di deposizione.
Prodotti con un termine minimo di conservazione molto lungo, come per esempio la pasta, tonno in scatola, bibite, biscotti secchi, possono essere consumati anche qualche mese oltre la scadenza, anche se avranno perso parte delle loro qualità organolettiche.
Qualsiasi alimento, scaduto o meno, che presenti variazioni organolettiche, di colore, consistenza, odore, sapore non deve essere consumato. Lo stesso vale per confezioni che si presentino bombate o gonfie.
Mentre può essere facile riconoscere un deterioramento enzimatico che porta a sensibili alterazioni organolettiche o un deterioramento dovuto a microrganismi produttori di gas o proteolitici, che modificano colore, consistenza, odore, sapore, può essere molto difficile sospettare la presenza di germi patogeni che non portano ad alterazioni evidenti. Per questo motivo è fondamentale rispettare le corrette procedure di preparazione, conservazione e cottura degli alimenti.