In commercio vi sono molti apparecchi per il trattamento dell'acqua che si basano su diverse tecnologie: il trattamento meccanico (filtri a rete che trattengono le particelle sospese), l'addolcimento su resine a scambio ionico, l'osmosi inversa, il trattamento fisico.
Il tipico impianto per l'abbattimento della durezza dell'acqua è l'addolcitore, un'apparecchiatura basata sulla tecnologia delle resine a scambio ionico.
Il processo in sé è molto semplice: le resine vengono lavate con una soluzione di acqua e sale e si caricano di ioni sodio.
Quando passa sulle resine acqua che contiene carbonato di calcio avviene quello che è chiamato scambio ionico: le resine rilasciano il sodio e prendono il calcio.
Nell'acqua potabile in uscita dall'impianto al posto del carbonato di calcio c'è ora carbonato di sodio, che essendo solubile non si deposita e non forma incrostazioni. Per gli elettrodomestici è l'ideale, ma per l'uomo significa aumentare la quantità di sodio normalmente ingerita con la dieta.
L'osmosi inversa è una tecnologia che prevede l'impiego di membrane semipermeabili che trattengono molecole superiori a una certa dimensione.
Il risultato è un'acqua pressoché distillata; poiché il passaggio si basa esclusivamente sulle dimensioni delle molecole, è chiaro che verranno trattenute tutte le sostanze disciolte, sia quelle inquinanti, se presenti, sia quelle che conferiscono all'acqua le sue peculiari caratteristiche organolettiche.
Il trattamento fisico è destinato soltanto al controllo del calcare: si basa sull'ipotesi che sottoponendo l'acqua a un campo elettromagnetico il carbonato di calcio non riesca a depositarsi sulle tubazioni.
Poiché non vi sono cambiamenti nello stato chimico dell'acqua non ci sono analisi che possano confermare o smentire l'efficacia del trattamento e solo il risultato finale a lungo termine può confermare se il calcare si forma in minore quantità nella nostra apparecchiatura.
L'utilizzo degli impianti di trattamento domestico comportano però una serie di problemi sanitari che vanno tenuti in considerazione:
L'eventuale utilizzo di impianti di trattamento nel tratto di rete privata non deve peggiorare in alcun modo la qualità dell'acqua rispetto a quella fornita dall'acquedotto e l'uso degli impianti presso gli esercizi pubblici è soggetto alle verifiche periodiche analitiche e di manutenzione previste nel piano di autocontrollo.
Il Ministero della salute ha emanato un nuovo regolamento in materia di apparecchiature finalizzate al trattamento dell'acqua destinata al consumo umano con il Decreto Ministeriale 7 febbraio 2012, n. 25, quali le caraffe filtranti o altri sistemi di filtraggio che hanno come unico scopo quello di modificare le proprietà organolettiche dell'acqua potabile.
Il testo, basato sulla tutela del consumatore e sulla sicurezza degli alimenti, prevede disposizioni precise sul corretto utilizzo e la pubblicità delle apparecchiature, quale l'obbligo di riportare la seguente avvertenza "Attenzione: questa apparecchiatura necessita di una regolare manutenzione periodica al fine di garantire i requisiti di potabilità dell'acqua potabile trattata e il mantenimento dei miglioramenti come dichiarati dal produttore".
Lo stesso DM stabilisce all'art.8 comma 2 che nessuna apparecchiatura possa essere propagandata o venduta sotto la voce generica "depuratore d'acqua", ma solo con la precisa indicazione della specifica azione svolta.
Il campo di applicazione delle linee guida, in accordo con quanto individuato nel D.M. 25/2012 (art. 1, comma 1), riguarda le "apparecchiature tendenti a modificare le caratteristiche dell'acqua potabile distribuita sia in ambito domestico che nei pubblici esercizi"
Elaborate al fine di contribuire a garantire un’adeguata informazione diretta principalmente ai consumatori sulla valutazione dell’eventuale adozione di apparecchiature di trattamento di acque destinate al consumo umano