Nell’estate 2013, a seguito di una campagna di misurazione di sostanze chimiche contaminanti rare sui principali bacini fluviali italiani, promossa dal Ministero dell'Ambiente, è emerso un inquinamento diffuso da sostanze perfluoro-alchiliche (PFAS) in alcuni ambiti del territorio regionale.
L’inquinamento riguarda parte delle province di Vicenza, Verona e Padova. I PFAS sono stati riscontrati nelle acque superficiali, nelle acque sotterranee e anche in alcuni campioni di acque destinate al consumo umano.
Il Centro Nazionale Ricerche - Istituto di Ricerca sulle Acque (CNR - IRSA), in accordo con il Ministero dell'Ambiente, ha effettuato, tra il 2011 e il 2013, una campagna di misura di sostanze chimiche contaminanti rare sui principali bacini fluviali italiani. In quest'ambito, sono stati monitorati i corpi idrici superficiali e i reflui industriali e di depurazione del reticolo idrografico della provincia di Vicenza e, in particolare, del distretto industriale di Valdagno e Valle del Chiampo.
Oltre alle acque superficiali, sono stati prelevati campioni di acqua destinata al consumo umano in più di 30 comuni nella provincia di Vicenza e nelle zone limitrofe delle province di Padova e Verona. Le indagini hanno evidenziato un inquinamento diffuso di sostanze perfluoro-alchiliche (PFAS), a concentrazione variabile in alcune aree delle province sopracitate.
Pieghevole informativo PFAS (.pdf) 0,5 Mb
DocumentazioneProgramma di monitoraggio della popolazione esposta all'inquinamento da PFAS
Maggiori informazioni
La Commissione ‘Ambiente e Salute’ istituita con DGR 862/2017, ha individuato una serie di iniziative per abbattere e tenere sotto controllo le concentrazioni di PFAS nelle acque destinate al consumo umano. In questo sito vengono presentati i risultati delle analisi effettuate da ARPAV sulle acque destinate al consumo umano all’uscita dagli impianti di potabilizzazione nei 21 comuni ricadenti nell’Area di Massima Esposizione Sanitaria.
Le sostanze perfluoro-alchiliche (PFAS) sono composti chimici di sintesi utilizzati in molteplici applicazioni industriali e in prodotti di largo consumo, già a partire dagli anni Cinquanta. Sono usati principalmente per rendere resistenti ai grassi e all'acqua diversi materiali, quali tessuti, tappeti, carta, rivestimenti di contenitori per alimenti, nonché come emulsionanti e tensioattivi in prodotti per la pulizia, insetticidi, schiume anti-incendio, vernici. Questi composti sono altamente persistenti nell'ambiente, con una rilevante capacità di diffusione nell’ambiente idrico.
Si tratta di composti organici formati da una catena alchilica idrofobica di lunghezza variabile (in genere da 4 a 14 atomi di carbonio), completamente fluorurata (tutti gli atomi di idrogeno sono sostituiti da atomi di fluoro), e da un gruppo idrofilico, generalmente un acido carbossilico o solfonico. Le molecole più utilizzate e studiate sono l’acido perfluoroottanoico (PFOA) e l’acido perfluoroottansolfonico (PFOS), a 8 atomi di carbonio, ma esistono vari congeneri con un diverso numero di atomi di carbonio (v. tabella).
Composto perfluoroalchilico | Sigla |
---|---|
Acido perfluorobutanoico | PFBA |
Acido perfluorobutansolfonico | PFBS |
Acido perfluoropentanoico | PFPeA |
Acido perfluoroesanoico | PFHxA |
Acido perfluoroesansolfonico | PFHxS |
Acido perfluotoeptanoico | PFHpA |
Acido perfluoroottanoico | PFOA |
Acido perfluoroottansolfonico | PFOS |
Acido perfluorononanoico | PFNA |
Acido perfluorodecanoico | PFDeA |
Acido perfluoroundecanoico | PFUnA |
Acido perfluorododecanoico | PFDoA |
Le attuali conoscenze relative agli effetti dei PFAS sulla salute derivano da studi condotti su animali e da indagini epidemiologiche su lavoratori e popolazioni esposte. I risultati della letteratura scientifica tuttavia non sono sempre concordi nel rilevare l’associazione fra esposizione a PFAS e determinate patologie.
Le principali ricerche sull’uomo sono state condotte negli Stati Uniti, nell’ambito del cosiddetto C8 Health Project, che ha riguardato circa 70.000 persone esposte a PFAS tramite l’acqua potabile in Ohio e in West Virginia. Nel 2012 i ricercatori (C8 Science Panel) hanno concluso, sulla base dei propri risultati, di altri studi presenti nella letteratura scientifica e della revisione dei dati tossicologici, che esiste un’associazione probabile tra esposizione a PFOA e ipercolesterolemia, ipertensione in gravidanza e pre-eclampsia, malattie della tiroide e alterazioni degli ormoni tiroidei, colite ulcerosa, tumore del rene e tumore del testicolo. Non hanno invece trovato evidenze di correlazione con ipertensione, diabete mellito di tipo II, malattie coronariche e ictus, malattie croniche del rene, malattie del fegato, osteoartrite, morbo di Parkinson, malattie infettive, malattie respiratorie, malattie autoimmuni, altri tumori, disordini nello sviluppo neurologico dei bambini, difetti congeniti, aborti spontanei e nati morti, nascite pretermine (prima della 37° settimana) e basso peso alla nascita (inferiore a 2500 g).
Ulteriori studi hanno inoltre rilevato la possibile associazione con: aumento moderato degli enzimi epatici (ALT e GGT), non associato a malattie del fegato; riduzione della risposta immunitaria alle vaccinazioni; riduzione del peso medio alla nascita.
L’International Agency of Research on Cancer (IARC) ha classificato il PFOA come possibile cancerogeno per l’uomo (gruppo 2b), sulla base di una limitata evidenza nell’uomo (per le sedi del testicolo e del rene) e nell’animale di laboratorio.
C8 Science Panel (link esterno) IARC Monografia PFOA (.pdf) 1,7 Mb Madrid Statement PFAS (.pdf) 0,1 Mb
La Regione ha individuato l’area di massima esposizione sanitaria a PFAS (la cosiddetta “area rossa”), sulla base delle concentrazioni di PFAS nelle acque di acquedotto precedenti all’applicazione dei filtri nel 2013, dei livelli di PFAS nelle acque superficiali e sotterranee, e dei risultati dello studio di biomonitoraggio (v. sotto).
Quest’area comprende in totale 21 Comuni delle province di Vicenza, Verona e Padova.
Nel territorio dell’Azienda ULSS 9 Scaligera i Comuni ricompresi nell’area rossa sono 13: Albaredo D'Adige, Arcole, Cologna Veneta, Pressana, Roveredo di Guà, Veronella, Zimella (nel territorio dell’ex ULSS 9 Scaligera, per un totale di 34.219 residenti); Bevilacqua, Bonavigo, Boschi Sant’Anna, Legnago, Minerbe, Terrazzo (nel territorio dell’ex ULSS 21, per un totale di 37.661 residenti). Si tratta dei comuni serviti dalla rete di acquedotto alimentata dal campo pozzi di Almisano di Lonigo (VI), che è risultato contaminato da PFAS.
Le acque destinate al consumo umano “non devono contenere microrganismi e parassiti, né altre sostanze, in quantità o concentrazioni tali da rappresentare un potenziale pericolo per la salute umana” (D.lgs. 31/2001, che attua la direttiva 98/83/CE).
La normativa fissa requisiti minimi di sicurezza, che riguardano un numero relativamente limitato di sostanze di interesse prioritario, sulla base delle conoscenze scientifiche disponibili. Per queste sostanze vengono fissati dei “valori di parametro”, cioè limiti di concentrazione che garantiscono un consumo sicuro nell’intero arco della vita, in genere fondati sugli orientamenti stabiliti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
I PFAS non sono inclusi tra i requisiti minimi fissati dalla normativa italiana, che pertanto non ne definisce i limiti di concentrazione. Neanche la legislazione europea né l'Organizzazione Mondiale della Sanità definiscono dei valori di accettabilità nelle acque idonee al consumo umano per queste sostanze.
Per questo motivo, quando è stata riscontrata la presenza di PFAS nelle acque destinate al consumo umano, la Regione Veneto ha chiesto il supporto tecnico-scientifico del Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore della Sanità, che ha stabilito in via provvisoria i seguenti “livelli di performance (obiettivo)”, nello scenario di contaminazione considerato:
PFOA | PFOS | Somma altri PFAS* |
---|---|---|
0,5 µg/L | 0,03 µg/L | 0,5 µg/L |
*Devono essere ricercati almeno PFBA, PFBS, PFPeA, PFHxA, PFHxS, PFHpA, PFNA, PFDeA, PFUnA, PFDoA
I livelli di performance sono definiti come valori raggiungibili mediante l’applicazione di efficaci processi di trattamento delle acque, e rappresentano un “valore obiettivo provvisorio tossicologicamente accettabile”.
I livelli di performance sono definiti come valori raggiungibili mediante l’applicazione di efficaci processi di trattamento delle acque, e rappresentano un “valore obiettivo provvisorio tossicologicamente accettabile”.
Per i due composti a catena corta (PFBA e PFBS), che hanno una tossicità e una capacità di bioaccumulo minore rispetto ai congeneri a 8 atomi di carbonio, l’Istituto Superiore di Sanità ha ammesso concentrazioni fino a 0,5 μg/L ciascuno, in circostanze eccezionali e transitorie dovute a condizioni meteo-climatiche critiche (periodi di siccità); in questo caso, il parametro “somma di altri PFAS” (limite: 0,5 μg/L) comprende gli otto composti rimanenti: PFPeA, PFHxA, PFHpA, PFHxS, PFNA, PFDeA, PFUnA, PFDoA.
Con Deliberazione n. 1590 del 3/10/2017 la Giunta Regionale del Veneto ha adottato, per l’ambito territoriale regionale, nuovi e più restrittivi valori di performance (obiettivo) per i PFAS nelle acque destinate al consumo umano (compresa l’acqua attinta da captazioni autonome), ferme restando le competenze statali e fino a diverse e nuove indicazioni da parte delle autorità nazionali e sovranazionali competenti. Di seguito i nuovi valori adottati dalla Regione Veneto:
PFOA + PFOS | Somma altri PFAS* |
---|---|
≤ 90 ng/l (≤ 0,09 µg/l) - di cui PFOS ≤ 30 ng/l (≤ 0,03 µg/l) |
≤ 300 ng/l (≤ 0,3 µg/l) |
*PFBA, PFPeA, PFBS, PFHxA, PFHpA, PFHxS, PFNA, PFDeA, PFUnA, PFDoA
Enti regolatori diversi hanno proposto nel tempo differenti dosi tollerabili giornaliere e valori guida* nell’acqua potabile per PFOA e PFOS, anche partendo dagli stessi dati sperimentali. Tali divergenze rispecchiano le difficoltà insite nella valutazione del rischio dei composti perfluoro-alchilici, per le loro non comuni caratteristiche chimiche e biologiche.
Tabella - Valori di riferimento nell’acqua potabile
Valori nelle acque potabili relativi all’acido perfluoroottanoico (PFOA), all’acido perfluoroottansulfonico (PFOS) e alla somma delle concentrazioni di PFOA e PFOS, secondo quanto proposto da diversi enti regolatori europei e extraeuropei.
Ente regolatore | Definizione dei valori di riferimento delle acque potabili | PFOA | PFOS | Somma altri PFAS |
---|---|---|---|---|
Germania Trinkwasserkommission - Commissione per le acque potabili, 2006 |
Strictly health-based guide value (concentrazione tollerabile considerando una esposizione per tutta la vita in tutti i gruppi di popolazione) |
Somma PFOA+PFOS ≤0,3 μg/L (300 ng/L) |
Somma PFOA+PFOS ≤0,3 μg/L (300 ng/L) |
- |
Regno Unito Drinking Water Inspectorate, 2009 |
Guidance value | 5 μg/L (5000 ng/L) | 1 μg/L (1000 ng/L) | - |
Olanda National Institute of Public Health and Environment, 2011 |
Maximum Tolerable Level | - | 0,53 μg/L (530 ng/L) |
- |
Italia Ministero della Salute, 2014 |
Livelli di perfomance (obiettivo) | 0,5 μg/L (500 ng/L) |
0,03 μg/L (30 ng/L) |
0,5 μg/L (500 ng/L) |
Danimarca Danish Environmental Protection Agency, 2015§ |
Health-based quality criteria | 0,3 μg/L (300 ng/L) |
0,1 μg/L (100 ng/L) |
- |
Svezia National Food Agency, 2016 |
Action limit | Somma 11 PFAS* inf. 0,09 μg/L (90 ng/L) | Somma 11 PFAS* inf. 0,09 μg/L (90 ng/L) | Somma 11 PFAS* inf. 0,09 μg/L (90 ng/L) |
U.S. EPA Agenzia per la Protezione dell'Ambiente, USA, 2016 |
Health Advisory | Somma PFOA+PFOS ≤0,07 μg/L (70 ng/L) |
Somma PFOA+PFOS ≤0,07 μg/L (70 ng/L) |
- |
New Jersey New Jersey Drinking Water Quality Institute, 2016 |
Health-based maximum contaminant level | 0,014 μg/L (14 ng/L) |
- | - |
Canada Health Canada, Government of Canada, Committee of drinking water, 2016 |
Maximum acceptable concentration | 0.2 µg/L (200 ng/L) |
0,6 µg/L (600 ng/L) |
- |
Australia enHealth- Environmental Health Standing Committee of the Australian Health Protection Principal Committee, 2016 |
Recommended interim values | 5 μg/L (5000 ng/L) |
0,5 μg/L (500 ng/L) |
- |
§ Per i casi in cui PFOS, PFOA e PFOSA si trovano contemporaneamente nell’acqua potabile è stato proposto il seguente criterio: (conc. PFOA/0.3) + (conc. PFOS/0.1) + (conc. PFOSA/0.1) 1
# Devono essere ricercati almeno PFBA, PFPeA, PFBS, PFHxA, PFHpA, PFHxS, PFNA, PFDeA, PFUnA, PFDoA; in circostanze eccezionali e transienti sono ammessi livelli di PFBA e PFBS fino a 0,5 μg/L e, in tali circostanze, nel parametro “somma di altri PFAS” devono essere ricercati almeno i seguenti composti: PFPeA, PFHxA, PFHpA, PFHxS, PFNA, PFDeA, PFUnA, PFDoA, con un limite di 0,5 μg/L riferito alla somma dei composti.
*PFBS, PFHxS, PFOS, 6:2-FTSA, PFBA, PFPeA, PFHxA, PFHpA, PFOA, PFNA, PFDA
Si segnala che l’Agenzia Statunitense per la Protezione dell’Ambiente -U.S. EPA- nel 2016 ha rivisto i valori provvisori per l’acqua potabile indicati nel 2009 (pari a 0,2 µg/L per PFOS e a 0,4 µg/L per PFOA), proponendo un limite pari a 0,07 µg/L per la somma delle concentrazioni di PFOS e PFOA. L’U.S. EPA specifica che questo criterio - che non ha valore normativo - si applica sia all’esposizione cronica sia a quella acuta (mesi o settimane).
*Dosi tollerabili giornaliere e valori guida Per molte sostanze chimiche presenti nell’acqua destinata al consumo umano vengono fissati dei valori guida (guideline values).
Secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, il valore guida di una sostanza è la concentrazione nell’acqua che non comporta rischi significativi per la salute considerando che venga consumata per tutta la vita. In alcuni casi, vengono fissati dei valori guida provvisori, basati sulle concentrazioni ragionevolmente ottenibili tramite i metodi di trattamento dell’acqua o quando c’è un alto grado di incertezza sui dati tossicologici o sanitari. La formula utilizzata per calcolare il valore guida (GV) di una sostanza nell’acqua potabile è: GV = TDI x peso corporeo x P/Vol TDI = dose tollerabile giornaliera (tolerable daily intake) P = quota di assunzione della sostanza in oggetto con l’acqua potabile (l’Organizzazione Mondiale della Sanità indica in via cautelativa il 20%) Vol = volume di acqua potabile assunta al giorno La dose tollerabile giornaliera (tolerable daily intake - TDI) è la stima della quantità di sostanza, espressa in microgrammi per chilo di peso corporeo al giorno, che può essere ingerita ogni giorno per tutta la vita, senza rischi apprezzabili per la salute. La TDI viene stimata in genere a partire da studi tossicologici sugli animali di laboratorio, applicando dei fattori correttivi per estrapolare i dati all’uomo. Ad esempio, poniamo che la TDI di una sostanza chimica sia pari a 1 microgrammo per chilo di peso corporeo al giorno.
Ciò significa che un bambino di 10 kg può assumere fino a 10 microgrammi al giorno di quella sostanza (TDI x peso corporeo). Se, per ipotesi, l’acqua fosse l’unica via attraverso cui viene assunta la sostanza (P=100%), potrebbe contenerne fino a 10 microgrammi al litro (GV) senza comportare rischi per la salute, considerando che il consumo medio di acqua al giorno per un bambino di 10 kg è pari a 1 litro (TDI x peso corporeo x 1/Vol). Ma se la sostanza può essere assunta anche per altre vie (ad esempio, attraverso gli alimenti, come è il caso dei PFAS), è necessario abbassare proporzionalmente il valore guida nell’acqua potabile. Continuando con l’esempio: se si stima che il 20% dell’introito totale derivi dall’acqua (P=20%), come indicato in genere dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, il valore guida sarà pari a 2 microgrammi/litro (TDI x peso corporeo x 0,2/Vol).
I nuovi valori di performance per i PFAS fissati dalla Regione del Veneto con DGR n. 1590/2017 (v. sopra) valgono anche per le acque attinte per uso potabile da pozzi privati, così come i livelli stabiliti in precedenza dal Ministero della Salute (v. sopra - prot. n. 2565 del 29/1/2014) valevano anche per gli utenti non allacciati alla rete dell’acquedotto.
Il Ministero della Salute aveva precisato che l'uso potabile include anche l'utilizzo per la reidratazione e la ricostituzione di alimenti, per la preparazione di alimenti e bevande in cui l'acqua costituisca un ingrediente, o entri in contatto con l'alimento per tempi prolungati, o sia impiegata per la cottura. Aveva inoltre specificato che acque attinte da pozzi privati con livelli di PFAS superiori ai limiti di performance ma inferiori a 0,3 µg/L per il PFOS e 3 µg/L per il PFOA (valori di concentrazione stimabili in base alla dose tollerabile giornaliera definita dall'Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare), possono essere utilizzate per il lavaggio di stoviglie ed alimenti in cui l'acqua entri in contatto per tempi ridotti e venga rimossa per la gran parte dalla superficie (ad esempio lavaggio di frutta e verdura, sotto flusso d’acqua, consigliando l’uso di acque potabili per l’ultimo risciacquo) e per igiene personale, anche in caso di possibile ingestione (compreso il lavaggio dei denti); le acque attinte da pozzi privati possono in ogni caso essere utilizzate per l’igiene degli indumenti e degli ambienti e per ogni uso nelle reti di scarico e tecnologiche (ad esempio impianti termici).
Nel primo parere del 7/6/2013, l'Istituto Superiore di Sanità, pur non ravvisando un rischio immediato per la popolazione esposta, ha raccomandato, per il principio di precauzione, di adottare tempestivamente misure di mitigazione dei rischi, di prevenzione e controllo della filiera idrica delle acque destinate al consumo umano nei territori interessati. Ha inoltre sottolineato la necessità, nel medio-lungo periodo, di identificare e rimuovere le fonti dell’inquinamento e di cercare approvvigionamenti alternativi per le acque da destinare al consumo umano.
Parere Ist. Superiore Sanità 22264/2013 (.pdf) 0,3 Mb
Pertanto, sotto la guida della Regione e in coordinamento con i diversi soggetti interessati (Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale - ARPAV, Aziende ULSS, Comuni, Enti Gestori dei Servizi Idrici Integrati), è stata adottata una serie di iniziative per abbattere e tenere sotto controllo le concentrazioni dei PFAS nelle acque destinate al consumo umano.
L’ARPAV ha effettuato una campagna di misurazioni, a livello sia di acque superficiali (fiumi, canali) sia di acque profonde (falde), per delimitare l’area interessata e individuare le fonti di immissione delle sostanze inquinanti. La contaminazione è prevalentemente dovuta agli scarichi di uno stabilimento chimico con sede a Trissino, in provincia di Vicenza.
L'Ente Gestore Acque Veronesi ha provveduto, nel luglio 2013, a dismettere i pozzi più inquinati e a potenziare i filtri a carbone attivo presso gli impianti di adduzione dell'acqua attinta dal campo pozzi di Almisano di Lonigo. Successivi controlli sulle acque a monte e a valle degli impianti di trattamento ne hanno confermato l’efficacia, con una netta riduzione dei livelli di PFAS.
L’Azienda ULSS monitora costantemente i livelli di PFAS nelle acque distribuite dall’acquedotto, quale controllo esterno (link a pagina con rapporti di prova). Il gestore dell’acquedotto effettua dei monitoraggi in autocontrollo. Per tutelare la salute della quota di popolazione non allacciata all’acquedotto la Regione ha elaborato degli indirizzi operativi per l’utilizzo dei pozzi privati ad uso potabile, chiedendo in primo luogo ai Comuni coinvolti di effettuarne la mappatura. Tutti i cittadini che utilizzano pozzi privati per uso potabile personale, o per la produzione di alimenti, devono effettuare la ricerca dei PFAS nelle acque prelevate dai pozzi.
Indirizzi operativi pozzi privati Dgr 618/2014 (.pdf) 0,2 Mb
Per calcolare la dose di PFAS assunta quotidianamente per via orale, bisogna considerare non solo la quota ingerita attraverso l’acqua, ma anche il contributo della dieta, sulla base delle stime di esposizione alimentare. In particolare, il PFOS ha una capacità di bioaccumulo negli organismi viventi più elevata. Per questo motivo è stato effettuato, nel corso del 2014-2015, un primo monitoraggio su campioni di alimenti (vegetali, muscolo, carne avicola, frattaglie di ruminanti e di specie avicole, uova, prodotti ittici).
Parere Ist. Superiore Sanità 4930/2016 (.pdf) 2,8 Mb
E’ stato inoltre predisposto uno specifico piano di monitoraggio degli alimenti di produzione locale, che prevede in totale l’analisi, entro il 2017, di circa 600 campioni di alimenti di origine animale (muscolo e fegato di suini, bovini, avicoli, latte, uova e pesci di acqua dolce) e di 800 campioni di alimenti di origine vegetale (mele, pere, altra frutta, uva da vino, patate, radicchio, lattuga, pomodoro, asparago, cipolla, altre verdure, mais). I primi campioni di prodotti vegetali sono stati raccolti nell’autunno 2016; il monitoraggio proseguirà nel 2017 secondo le indicazioni regionali e la stagionalità. I risultati delle analisi saranno oggetto di una valutazione complessiva da parte dell’Istituto Superiore di Sanità.
Approvazione del "Piano di sorveglianza sanitaria sulla popolazione esposta alle sostanze perfluoroalchiliche" e del "Piano di campionamento per il monitoraggio degli alimenti in relazione alla contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) in alcuni ambiti della Regione del Veneto".
Indirizzi operativi pozzi privati Dgr 2133/2016 (.pdf) 0,3 Mb
La Regione del Veneto, con nota prot. n. 111133 del 21/3/2016 e successiva DGR n. 854 del 13/6/2017, ha dato indicazioni affinché gli allevatori e i proprietari di aziende di produzione alimentare localizzate nella “zona rossa“, che usano un pozzo come fonte di approvvigionamento idrico, effettuino campioni dell’acqua utilizzata con ricerca dei PFAS e comunichino i risultati all’ULSS competente per le valutazioni. Tali autocontrolli devono essere effettuati con cadenza semestrale nelle aziende di lavorazione e produzione di alimenti, e annuale negli allevamenti. L’acqua destinata ad usi zootecnici e alla produzione di alimenti deve rispettare gli stessi valori di performance stabiliti dal Ministero della Salute per l’acqua potabile (prot. n. 2565 del 29/1/2014). Tali valori non sono stati modificati dalla DGR n. 1590 del 3/10/2017, che indica i nuovi valori di performance per le acque destinate al consumo umano nella regione del Veneto.
In caso di superamento dei limiti di accettabilità, l’operatore del settore alimentare dovrà proporre delle soluzioni tecniche correttive (scavo di un nuovo pozzo, installazione di filtri a carbone attivo, allacciamento alla rete idrica, ecc.) che saranno oggetto di valutazione da parte di un gruppo tecnico attivato appositamente.
Tra luglio 2015 ed aprile 2016, con il coordinamento dell’Istituto Superiore di Sanità, è stato condotto uno studio esplorativo di biomonitoraggio, per valutare le concentrazioni di PFAS nel sangue delle persone residenti in alcune aree soggette all’inquinamento, e confrontarla con quelle di una popolazione di controllo, non esposta a PFAS attraverso l’acqua potabile. I Comuni coinvolti sono stati 14: 7 scelti tra quelli a maggiore esposizione (Montecchio Maggiore, Brendola, Sarego, Lonigo, Altavilla, Creazzo, Sovizzo) e 7 di controllo (cioè non esposti all’inquinamento) dislocati nella pianura Veneta (tra cui anche il Comune di Mozzecane, nel territorio dell’ex Ulss 22). In totale sono stati coinvolti più di 500 soggetti, di età compresa tra i 20 e i 50 anni. A tutti è stato effettuato un prelievo di sangue per la determinazione dei livelli di PFAS (12 composti), e somministrato un questionario per la raccolta di informazioni sugli stili di vita e le abitudini alimentari.
Lo studio ha rilevato concentrazioni di PFOA significativamente più elevate nel sangue delle persone residenti nelle zone interessate dalla contaminazione (mediana 13,8 ng/ml, fino a 70 ng/ml nei comuni più esposti), rispetto al gruppo di controllo (mediana 1,64 ng/ml). Per confronto, si segnala che negli Stati Uniti, dove si è verificata in passato un’estesa contaminazione da PFAS in West Virginia e in Ohio, si sono registrati valori mediani di PFOA intorno ai 25 ng/ml nella popolazione esposta.
La seconda parte dello studio, relativa a 122 operatori e residenti di aziende agro-zootecniche localizzate nell’area contaminata (a cui hanno partecipato anche l’ex-Ulss 20 e l’ex-Ulss 21 nel quarto trimestre del 2016), ha mostrato che gli allevatori presentano valori sierici di PFAS in media più elevati non solo rispetto ai “non esposti” (gruppo di controllo), ma anche rispetto agli “esposti” della popolazione generale. Sono attualmente in corso di valutazione, da parte dell’Istituto Superiore di Sanità, i dati raccolti nei questionari al fine di caratterizzare i fattori che determinano le concentrazioni osservate.
La Regione Veneto ha promosso la realizzazione di alcuni studi epidemiologici sulla salute della popolazione residente nei comuni esposti all’inquinamento, condotti grazie all’analisi di dati sanitari correnti. Si fa presente che questo tipo di studi fornisce risultati preliminari e orientamenti per successive indagini più approfondite, ma non permette di stabilire una relazione di causa-effetto tra l’esposizione a PFAS e lo sviluppo di malattie. A questo scopo è necessario condurre altri tipi di indagine, avendo a disposizione i dati di esposizione individuali.
Registro dei tumori-sintesi dei risultati (.pdf) 0,7 Mb
Ricognizione epidemiologica iniziale nell’area interessata (.pdf) 1 Mb
Analisi esplorativa di livello comunale sulle orchiectomie per tumore del testicolo (.pdf) 1,2 Mb
Visti i risultati dello studio di biomonitoraggio, la Regione Veneto ha deciso di avviare un piano di sorveglianza sanitaria sulla popolazione esposta alle sostanze perfluoroalchiliche, che coinvolgerà circa 85 mila persone, di cui 47.533 afferenti all’ULSS 9 Scaligera. Il piano di sorveglianza sanitaria, approvato con DGR n. 2133 del 23/12/2016, ha come obiettivo l’identificazione di malattie potenzialmente associate all'esposizione a sostanze perfluoroalchiliche e la presa in carico sanitaria della popolazione esposta.
I comuni interessati, nel territorio dell’ULSS 9 Scaligera, sono: Albaredo D'Adige, Arcole, Cologna Veneta, Pressana, Roveredo di Guà, Veronella, Zimella, Bevilacqua, Bonavigo, Boschi Sant’Anna, Legnago, Minerbe, Terrazzo.
Tutti i cittadini residenti o domiciliati nei comuni citati, di età compresa fra 14 e 65 anni (ovvero nati dall’1/1/1951 al 31/12/2002), saranno invitati con una lettera ad effettuare gratuitamente una visita e un prelievo di sangue.
Nel veronese, la sorveglianza è iniziata a maggio 2017 presso l’ospedale di Legnago, e a ottobre 2017 presso l’ospedale di San Bonifacio, con il coordinamento del Centro Unico di Screening dell’ULSS 8 Berica. I primi ad essere invitati sono i quattordicenni, poi man mano verranno invitate le altre fasce di età. Maggiori informazioni
I risultati della sorveglianza sanitaria vengono diffusi periodicamente dalla Regione del Veneto attraverso il sito https://www.regione.veneto.it/web/sanita/tutela-acque-destinate-al-consumo-umano (link esterno)
Rapporto 10 - giugno 2019 (.pdf)1,2 Mb
Rapporto 9 - marzo2019 (.pdf)1,5 Mb
Rapporto 7- ottobre 2018 (.pdf)1,1 Mb
Rapporto 6 - giugno 2018 (.pdf)1,1 Mb
Rapporto 4 - gennaio 2018 (.pdf)0,3 Mb
Rapporto 3 - novembre 2017 (.pdf) 0,3Mb
Rapporto 2 - settembre 2017 (.pdf) 8,2Mb
Rapporto 1 - luglio 2017 (.pdf) 0,3Mb
Per le persone in cui si riscontrano nel sangue concentrazioni di PFOA e PFOS superiori agli intervalli osservati in campioni di popolazione non esposta, sono previsti percorsi assistenziali specifici, a seconda del livello osservato di PFAS e della compresenza di valori ematochimici alterati.
Con una nota del direttore Prevenzione, Sicurezza alimentare, Veterinaria della Regione Veneto, Francesca Russo, è stata trasmessa nei giorni scorsi alle Ulss la relazione conclusiva predisposta dall’Istituto Superiore di sanità sul monitoraggio degli alimenti in relazione alla contaminazione da Pfas, che era stato disposto con la Dgr 1133 del 23 dicembre 2016.
Divieto temporaneo di consumo di pesce pescato proveniente dalle aree positive per i PFAS.
Ordinanza del Presidente della Giunta Regionale del Veneto di divieto temporaneo, sino al 31 dicembre 2020, di consumo di pesce pescato proveniente dalle aree dove sono state riscontrate positività analitiche per i PFAS.