Un elevato consumo di sodio è anche associato a un rischio più elevato di tumori dello stomaco, a maggiori perdite urinarie di calcio e quindi, probabilmente, a un maggiore rischio di osteoporosi.
Di conseguenza, ridurre gli apporti di sale può essere un'importante misura sia preventiva che curativa per molte persone.
Tra la popolazione adulta italiana, il consumo medio di sale al giorno è pari negli uomini a 10,9 g/24h (intervallo di confidenza al 95%, IC: 10,7-11,1) e nelle donne a 8,6 g/24h (IC: 8,4-8,8).
I dati mostrano un consumo medio giornaliero di sale maggiore tra gli uomini che tra le donne e un gradiente Nord-Sud, con valori minori al Nord e maggiori al Sud nel consumo giornaliero di sale.
È quanto emerge dai risultati preliminari del progetto Minisal-Gircsi (programma Guadagnare salute) raccolti in 15 Regioni italiane su 1519 uomini e 1450 donne di età compresa tra i 35 e i 79 anni.
Questi valori sono ben oltre l'apporto di sodio raccomandato dall'Organizzazione mondiale della sanità. Infatti, l'evidenza scientifica disponibile sugli effetti negativi che il consumo eccessivo di sale ha sulla salute è ben documentata per il rischio di malattie cardiovascolari e dei tumori.
I risultati fin qui riscontrati sono in linea con quelli di numerosi Paesi industrializzati. Diversi Paesi stanno realizzando importanti programmi di riduzione del consumo di sale.
In Italia, il ministero della Salute ha siglato un accordo con le principali Associazioni della panificazione artigianale e industriale per una progressiva riduzione del contenuto di sale nel pane (15% in meno in 4 anni), poiché questo alimento è quotidianamente presente sulla tavola degli italiani.